L’importante progetto che prevede la completa ristrutturazione dell’edificio del Grand Hotel di Muralto e la creazione di un nuovo posteggio interrato nella fascia di terreno compresa tra via Sempione e la facciata posteriore dell’albergo, ha comportato un’indagine archeologica nel periodo ottobre 2023-gennaio 2024. La vasta area – inserita nel Perimetro di interesse archeologico in vigore – è ricchissima di ritrovamenti, legati in modo particolare all’insediamento del vicus di Muralto e alle sue necropoli.
L’area del Grand Hotel è nota archeologicamente dalla seconda metà dell’Ottocento, quando durante la costruzione del celebre albergo, l’eclettica figura di Emilio Balli riportò alla luce una quarantina di tombe ad inumazione da riferire – grazie ai ricchi corredi – al periodo compreso fra la fine del I secolo a.C. e la prima metà del I secolo d.C.
La ricerca archeologica – diretta da Luisa Mosetti in collaborazione con Michele Pellegrini (UBC), conclusasi a inizio 2024 – ha permesso di individuare in circa 500 m2 strutture e sepolture da attribuire ad almeno sette fasi differenti: le prime tre inquadrabili in epoca romana, una intermedia (che si ipotizza al tardoantico), le seguenti da riferire al Medioevo, al post Medioevo e all’epoca moderna.
Per quanto riguarda le sepolture, sono state riportate alla luce 12 tombe, tutte con orientamento nord-est/sud-ovest: cinque da riferire al periodo romano e sette da riferire all’alto/pieno Medioevo. Le tombe di epoca romana avevano una struttura a recinto di pietre o a muretto e contenevano il corredo funerario; le strutture medievali sono invece del tipo “a barchetta” con pareti realizzate a muretto e chiusura con lastre litiche. Per questo periodo il corredo è assente, ma sono stati recuperati resti ossei, in particolare del cranio, che indicano la deposizione del defunto con testa a sud-ovest. Solo in pochi casi le sepolture romane sono completamente intatte; alcune strutture sono state riutilizzate successivamente, sconvolgendo il corredo presente, altre sono state danneggiate dall’inserimento delle sepolture successive. Si è potuta inoltre documentare la presenza di sepolture già sconvolte ab antiquo.
Alla Romanità sono attribuibili sei fosse, caratterizzate da un riempimento fortemente carbonioso nella metà inferiore, dove sono presenti frammenti di carbone di grandi dimensioni e talvolta qualche chiodo in ferro. Nella parte superiore, dove si trovano reperti quali chiodi e utensili in ferro, recipienti in ceramica e monete in bronzo, il riempimento ha una composizione diversa e gli elementi carboniosi sono limitati. Sulle pareti e sul fondo di alcune di queste fosse sono state notate delle tracce di rubefazione. Per queste peculiarità e per la presenza minima di ossa combuste queste strutture sono interpretate come fosse rituali.
Sono inoltre state documentate varie strutture murarie dalla diversa tipologia, da riferire a terrazzamenti o a misure di contenimento idrico, dovuti all’intensa attività torrentizia presente in zona. La stratigrafia mostra infatti una forte presenza di strati di carattere alluvionale pertinenti con un’intensa attività di scorrimento delle acque.
Per la fase romana sono stati documentati muri riferibili alla formazione e consolidamento di un argine e un muro che sembra invece essere pertinente con l’installazione di una palizzata. Due muri – interpretati il primo come un muro di protezione o contenimento, il secondo come muro di terrazzamento – sono attribuibili cronologicamente a una fase intermedia, che si propone al tardo antico, in quanto installati sopra strutture di epoca romana, ma tagliati dalle sepolture (alto) medievali. Un muro di terrazzamento sembra invece essere in fase con le sepolture medievali. Due ulteriori strutture murarie sono da riferire a un periodo successivo a quelle sopra descritte; anche in questo caso sono legate a terrazzamenti e a muri di protezione o contenimento. Il muro che corre parallelo con via Sempione, documentato in vari profili, è da riferire al tracciato viario precedente la sistemazione attuale. I muri individuati all’angolo di scavo sud-ovest sono i più recenti tra le strutture documentate, in quanto vanno a tagliare il materiale di ripiena da riferire alle fondazioni del Grand Hotel.
I livelli archeologici individuati sono piuttosto discontinui e a quote differenti, il substrato naturale forma infatti avvallamenti e rilievi che influiscono sull’altezza dove sono installate le strutture rinvenute. Il sito vede una doppia pendenza verso il lago. A partire dalla fascia indagata a nord-est, la quota delle strutture ritrovate è di circa 2 metri al di sotto del livello della strada attuale, mentre proseguendo verso sud-ovest esse si trovano a meno 4-5 metri dalla quota odierna di calpestio.
La presenza di strutture di varie epoche – romane, medievali, post medievali e moderne, che in parte si sovrappongono tra loro – attesta l’uso ripetuto nel tempo di quest’area, utilizzata sia come area funeraria sia per l’installazione di strutture insediative fino alla costruzione a fine Ottocento del Grand Hotel. La presenza di varie sepolture suggerisce infine la possibile esistenza di un luogo di culto, ancora da identificare, nelle vicinanze.
