CN 1313, 722270/116485; 722390/116490. Altitudine 276 m (ridotto); 226 m (piazza del Sole).
Tempi di ricerca: ottobre-dicembre 1996
Esplorazione archeologica programmata. Superficie dello scavo 231 m² (ridotto); 260 m² (piazza).
Strutture fortificate.
Il ridotto: Le ricerche condotte negli ultimi anni dall'UCMS permettono di aggiungere una datazione certa relativa alla Torre bianca, che si aggiunge a quelle pubblicate da Werner Meyer (ridotto: X-XI sec., Torre bianca: 1250-1350). Si tratta del 1485-1486, anni desunti dall'analisi dendrocronologica effettuata su legni di larice ritrovati non in posizione, che erano stati utilizzati per la carpenteria interna. Al XV secolo sono pure da riferire alcuni elementi architettonici, tipici del periodo, come le finestre coronate da mattoni. Questi elementi inducono ad ipotizzare che una primitiva torre due-trecentesca abbia subito delle modifiche nel corso del XV secolo.
L'analisi archeologica attuale ha permesso di individuare due grossi interventi (fasi 1 e 5), che hanno modificato sostanzialmente la dimensione del ridotto.
Fase 1: partendo dalla più antica, abbiamo una struttura rettangolare - sicuramente fortificata - di 20.40 m di lunghezza e 6.30 m di larghezza. Lo spessore dei muri è di circa 1.30-1.35 m. Questa struttura - che si fonda direttamente sulla roccia ed è stata individuata sui quattro lati - probabilmente costituiva il ridotto primitivo. A sud-ovest di questa struttura è stato individuato un collegamento dall'alto attraverso una scala con gradini ricavati nella roccia, e un muro di delimitazione con un'angolazione leggermente diversa. Nel primo terzo del muro meridionale è stato individuato un accesso di ca. 2.50 m di larghezza, la cui soglia si trova ancora in posizione. Quote legate a questa situazione primitiva non se ne sono individuate, in quanto distrutte da interventi successivi e dagli scavi degli Anni Cinquanta, che - come già aveva affermato il Meyer nella sua pubblicazione del 1967 - hanno reso illeggibile la stratigrafia del terreno.
Fase 2: intervento all'interno della struttura rettangolare, nella quale si costruiscono due muri divisori. Uno di questi due muri passava esattamente nel punto mediano della grande apertura primitiva della struttura del ridotto, formando così due piccoli accessi in corrispondenza dei due locali venutisi a formare. Nello spazio centrale - un'ulteriore suddivisione orientata est-ovest formava un locale di 2.50 m di larghezza con un pavimento in cocciopesto. All'esterno, nella parte sud in direzione est, troviamo i resti di una probabile prima cisterna, dalle dimensioni forse corrispondenti all'attuale (5 × 3.50 m). La prima aveva una volta leggermente più alta rispetto a quella odierna ed era rivestita con una malta impermeabile rossastra, eseguita con frammenti di mattoni.
Fase 3: all'esterno del ridotto - addossata al muro ovest della cisterna - troviamo una scala che dal piano inferiore porta alla quota superiore della cisterna. Al momento della ricerca tre o quattro gradini monolitici che la componevano erano ancora visibili. In questa fase è pure da segnalare l'inserimento nel locale est di un pilastro eseguito con mattoni in cotto, che fungeva probabilmente da sostegno per un piano superiore o una copertura.
Fase 4: si tratta di una grossa fase, in cui si effettua la totale distruzione del ridotto primitivo. Solo la corona dei muri viene riutilizzata come fondazione per il nuovo ridotto, che assume la forma attuale. Il muro ad ovest cambia leggermente l'angolazione, mentre la scala dell'angolo sud-ovest viene riutilizzata.
Fase 5: a questa fase appartengono alcuni muri interni delimitanti la nuova ripartizione del ridotto. A est - sul prolungamento del pilastro esistente verso nord e verso est - vengono inseriti due muri, che formano un locale di circa 5.40 × 4.40 m di larghezza. Direttamente ad ovest si inserisce un muro, posto esattamente sulla linea mediana del ridotto. Probabilmente forma degli spazi aperti verso sud.
Fase 6: con la fase 6 - che costituisce forse un unico intervento con la fase 5 - si identifica il rifacimento della parte superiore della cisterna esistente. La situazione planimetrica non muta, vengono però modificati i muri della corona superiore e si inserisce una nuova volta, leggermente più bassa rispetto alla primitiva. L'accesso è praticabile dall'alto del settore orientale, attraverso una botola poi coperta da una griglia. Unitamente a questo intervento si ha la modifica della scala, che si trovava direttamente a ovest, e che collegava la parte inferiore con la parte superiore della cisterna. Questo intervento aveva richiesto l'inserimento di un muro nord-sud, che veniva a trovarsi sul prolungamento della parete divisoria della fase 5. Tra questi due muri era visibile uno spazio di circa due metri, che formava un probabile passaggio est-ovest.
Fase 7: quest'ultima fase è costituita da un intervento recente, legato all'ultima sistemazione delle rovine all'interno del ridotto. Questa fase può essere in relazione al restauro del 1936, condotto da Guido Weith. Essa è caratterizzata da un intervento di consolidamento fatto con mattoni in cotto. Questi mattoni hanno l'uguale forma e dimensione di quelli inseriti nella muratura del castello, che servono a distinguere le parti vecchie dalla recente ricostruzione.
Piazza del Sole: i primi risultati permettono di parlare del rinvenimento di alcune strutture fortificate medievali e del canale in cui scorreva l'acqua proveniente dal torrente di Daro (fig. 34). Per i rinvenimenti legati al medioevo, si può dire che sono stati riportati alla luce resti del fossato, del rivellino e del ponte levatoio, che a partire dal 1468-70 difendevano la porta cittadina detta di Codeborgo o Tedesca. Infatti attorno al complesso fortificato della cinta muraria borghigiana, della torre con la porta, del ponte levatoio e del rivellino, correva un fossato con funzione difensiva, il cui muro settentrionale era rinforzato con dei contrafforti. Il fossato era alimentato dalle acque del torrente di Daro e dagli scoli delle abitazioni del borgo. Le mura del fossato - con il tempo - sono poi diventate parte integrante di un canale per l'acqua rimasto in funzione fino al pieno Ottocento e testimoniato dalla pianta di Bellinzona eseguita dall'Artari nel 1845. Purtroppo gran parte delle strutture murarie sono andate distrutte con gli interventi di edificazione e di successiva demolizione risalenti ai decenni scorsi.
Responsabile dei cantieri: D. Calderara con la collaborazione di F. Ambrosini e M. Gandolfi.
Datazione: storica; archeologica; dendrocronologica.
Bellinzona TI, ridotto di Castelgrande e piazza del Sole
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Dettagli della cronacha
Comune
Bellinzona
Cantone
TI
Località
ridotto di Castelgrande e piazza del Sole
Coordinate
E 2722270, N 1116485
Altitudine
276 m
Numero del sito cantonale
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Numero dell'intervenzione cantonale
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Nuovo sito
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Campionamento
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analisi
dendrocronologia
istituzione
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Data della scoperta
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Superficie (m2)
231 m2
Data di inizio
ottobre 1996
Data di fine
31 dicembre 1996
Metodi di datazione
dendroconologico, archeologico
autore
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Anno di pubblicazione
1997
Epoca
Medioevo
Tipo di sito
abitato (fortezza/rifugio)
Tipo di intervenzione
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Mobiliare archeologico
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ossa
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materiale botanico
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