CN 1252, 698 272/151 902. Altitudine 1209 msm. Data dello scavo: 7.-20.5.2008
Bibliografia: M.C. Magni, Cappelle ad abside quadra anteriori al Mille nell'arco alpino. Bollettino della Società piemontese di archeologia e belle arti, 1966, 46-63; G. Foletti, Archeologia altomedievale nel Canton Ticino. In: F. Ricci (ed.) Archeologia della Regio Insubrica. Dalla preistoria all'Alto Medioevo. Atti del convegno Chiasso 1996, 113-180. Como 1997; Ch. Orcel/J. Tercier/J. P. Hurni, Rapport d'expertise dendrochronologique, Réf. LRD99/R5012, Moudon 18 novembre 1999; R. Cardani Vergani, Ricerche archeologiche in Cantone Ticino nel 2008. Bollettino Associazione Archeologica Ticinese 21, 2009, 26-31.
Scavo di salvataggio programmato (restauro totale). Superficie complessiva dello scavo circa 52 mq.
Edificio di culto.

Il San Martino di Deggio alpina - attestata a partire dal XII secolo - è un edificio ad aula semplice, che si conclude con un piccolo coro quadrangolare orientato, voltato a botte (fig. 48). Nella facciata saliente asimmetrica, si innesta a sud un campaniletto posteriore alla costruzione della chiesa. Questo particolare campanile a vela risente vagamente sia di modelli retici che di prototipi dell'arco prealpino lombardo.
La decorazione esterna dell'abside e della parete esterna meridionale della navata è costituita da arconi. La parete nord presentava, sotto l'intonaco applicato durante i restauri degli anni Trenta, la classica muratura a spina di pesce intercalata a strati orizzontali. Le aperture originali sono costituite dalla porta inserita nella parete meridionale - il cui architrave in legno è stato datato dendrocronologicamente fra 920 e 950 - e dalle due finestre absidali a doppia strombatura, che recano resti di pittura antica.
All'interno, nella zona del coro, è conservato un importante palinsesto di pitture murali, che vede la testimonianza più antica in un frammento di intonaco rustico che presenta tracce di un disegno preparatorio, forse riferibile ad un ornato di tipo carolingio. Il corpus principale delle pitture murali del San Martino è però rappresentato dagli affreschi tardogotici (fine '400-prima metà '500) che ritroviamo sia nel coro che nella navata. I restauri pittorici ancora in corso hanno finora permesso di appurare che al di sotto dei dipinti tardogotici della conca absidale sono presenti due strati di epoca precedente (comunicazione del restauratore Andrea Meregalli).
L'abside quadrata, datata da Maria Clotilde Magni all'XI secolo, è in relazione con le cappelle di San Pietro e di Santa Maria Maddalena, inserite nell'Abbazia piemontese della Novalesa in Val di Susa.
La ricerca archeologica condotta nel 2008 ha visto la rimozione completa del pavimento in pietra e lo scrostamento parziale delle pareti esterne, che solo nella parte alta conservano l'intonaco originale.
La rimozione delle lastre in pietra ha evidenziato nell'area del coro resti di un primitivo pavimento cementizio e tracce in negativo dell'altare ad esso contemporaneo. Un primo gradino, coincidente nella posizione e nelle dimensioni con quello sostituito nei restauri del secolo scorso, divideva nettamente il coro dalla navata. Una balaustra con passaggio centrale era anteposta al gradino.
L'impianto planimetrico della chiesa è rimasto invariato nella sua estensione anche al momento della ricostruzione della facciata occidentale con l'innesto del campanile a vela. L'intervento in questione sembra riferibile alla metà del XIII secolo, come confermerebbero i dati dendrocronologici relativi alla travatura più antica del soffitto a capriate.
Ma il ritrovamento più interessante si trovava addossato all'attuale controfacciata: una sepoltura dalla forma a barchetta, purtroppo utilizzata più volte e manomessa durante i restauri degli anni Trenta, inserita in un edificio in muratura di forma quadrangolare. Più scheletri - di cui solo uno in posizione anatomica - sono stati rinvenuti nel suo interno.
L'abbondante numero di reperti, per lo più monetali, ritrovati nello scavo dovrebbe aiutare nella datazione delle fasi rilevate, che si ipotizzano comprese fra l'alto Medioevo per la struttura a protezione della sepoltura, il preromanico per l'edificio di culto vero e proprio e il romanico pieno per il rifacimento della facciata con l'erezione del campanile.

Scavo: D. Calderara, F. Ambrosini e M. Somani.
Prelevamenti: legno per dendrocronologia.
Datazione: archeologica. Preromanico; romanico.
UBC TI, R. Cardani Vergani.