CN 1252, 706320/147200. Altitudine 670 m.

Tempi di ricerca: 23.9.-25.10.1996.

Esplorazione archeologica programmata (restauro dell'interno). Superficie dello scavo ca. 220 m²

Edificio di culto. Alcune sepolture.

L'importanza archeologica della zona in cui sorge la chiesa parrocchiale di Chiggiogna è nota da molto tempo: al 1879 risalgono infatti notizie di ritrovamenti dell'età del ferro, di epoca romana e dell'altomedioevo all'interno dell'abitato, che si ritiene antichissimo. Quasi nulla invece si sa della torre - forse di origine tardomedievale - , distrutta nel 1828. Le precedenti fasi costruttive della chiesa sono suggerite dagli elementi architettonici murari e decorativi visibili sulle pareti occidentale e meridionale dell'edificio, ampliato nel 1524 e innalzato nel 1800.

L'area della ricerca archeologica è stata limitata a circa la metà della superficie totale della chiesa in seguito al rinvenimento del pavimento appartenente all'epoca romanica e al successivo ampliamento trecentesco. Esso infatti si presentava in ottimo stato di conservazione e ancora in posizione. I reperti recuperati hanno tuttavia consentito di ricostruire le varie fasi costruttive. La disposizione dei resti murari, i frammenti di dipinti portati alla luce sulla parete settentrionale, le monete (la più antica è un obolo di Federico II di Svevia, coniato a Pavia tra il 1220 e il 1250, la più recente è uno Schilling di Zugo del 1597) e infine le relazioni delle visite pastorali hanno permesso di datare con sufficiente precisione la sequenza di edifici che hanno occupato l'area della chiesa.

Epoca altomedievale: questa fase - localizzata grazie a pochi resti murari e a una sepoltura orientata nord-sud - permette di ipotizzare la presenza, sotto al pavimento in piode, di una costruzione di culto che precede nel tempo la chiesa romanica.

Metà XI secolo: attorno al 1100, accanto alla costruzione altomedievale, viene probabilmente edificata la torre campanaria, slegata dalla costruzione principale. La muratura del campanile attuale, a rasapietra con sassi squadrati, pare essere quella originaria, ad eccezione dell'ultimo piano che probabilmente rappresenta un'aggiunta. A conferma della datazione - che può anche precedere di qualche decennio il 1100 - vi è l'antica campana conservata nel giardino di una casa vicina: si tratta del più antico bronzo sonante del Cantone Ticino, risalente all'anno 1005 o 1105. Nello scavo si sono individuate alcune scorie e frammenti di un crogiolo, da porre forse in relazione con la fossa di fusione di questa campana.

Inizio secolo XIII: l'edificio altomedievale viene interamente distrutto e sostituito da una chiesa più ampia, attestata da un documento del 1229. L'aula della nuova chiesa, in muratura a rasapietra e collegata direttamente con il campanile, poggiava su fondazioni massicce e sporgenti, misurava circa 6.70 x 9.50 m, ed era conclusa a est da un'abside semicircolare (fig. 37). Di questa costruzione sono ancora visibili il muro perimetrale a ponente e quello meridionale, ritmati da lesene e da archetti. Tra la navata e il coro, cui si accedeva con un probabile gradino, vi era una transenna con un passaggio centrale. Nel pavimento in piode della navata si legge ancora oggi il passaggio centrale. Nell'asse della navata è stata individuata una tomba sicuramente privilegiata. All'esterno la chiesa aveva un'area cimiteriale con tombe in piode posate a coltello.

Fine secolo XIV: la fase è caratterizzata dal raddoppiamento della navata conclusa da un secondo coro semicircolare. La parete distrutta è sostituita da due colonne con basamento e capitello che sostengono un probabile soffitto ligneo. La parete settentrionale della nuova costruzione viene ricostruita nella posizione dell'attuale muro, in muratura a rasapietra, e viene decorata con dipinti sistemati in riquadri delimitati da una fascia tinteggiata di rosso. Il pavimento romanico è completato da un nuovo pavimento in piode con caratteristiche identiche. Nella facciata si apre una seconda entrata che delimita in navata un passaggio centrale. Nel coro è stato individuato un basamento rettangolare, che testimonia la presenza di un altare centrale; al di sotto del basamento, a diretto contatto del muro, è stata portata alla luce una struttura a pozzo, in muratura a secco, a forma di campana, nel cui interno si sono rinvenuti frammenti di intonaco, che recano dipinti assegnabili alla fine del Trecento o all'inizio del Quattrocento, e uno Pfennig coniato a Zurigo fra il 1400 e il 1425. La funzione specifica di questa struttura, certamente in relazione con il coro trecentesco, non è ancora chiarita: si tratta di un pozzo per la captazione dell'acqua, oppure di un pozzo per lo scolo dell'acqua di un fonte battesimale oppure ancora una costruzione con funzioni sconosciute.

Seconda metà del secolo XV: la navata e probabilmente il coro vengono abbelliti da una decorazione pittorica di notevole pregio. Sulla parete settentrionale sono infatti stati riportati alla luce tre registri dipinti recanti al centro un'imponente Crocifissione (che occupa l'intera altezza dei tre registri), affiancata da ventiquattro riquadri rappresentanti scene cristologiche. Questo importante ciclo di affreschi - che si sovrappone a uno strato pittorico precedente - è stato eseguito con la tecnica del buon fresco. Purtroppo l'Ottocento ha poi distrutto gran parte di questi dipinti, attraverso una martellinatura fittissima, che in molti casi ha reso le scene totalmente illeggibili.

Epoche seguenti: dal Rinascimento al XX secolo si conoscono diverse fasi di modifica. Fra queste è da ricordare il 1524, anno in cui la superficie della chiesa viene raddoppiata senza fare subire modifiche alla navata. In questa fase - che vede l'abbattimento del doppio coro semicircolare per la costruzione di quello attuale - viene mantenuto il pavimento in piode, che si completa con uno cementizio.

Dopo alcune fasi intermedie (1580, 1629, l'Ottocento) è da segnalare l'ultimo intervento importante, datato 1910: l'antico pavimento in piode viene coperto con uno in piastrelle di graniglia decorate.

Un primo bilancio. Le indagini portate a compimento nella chiesa di Chiggiogna confermano - in parte - conoscenze già acquisite nel quadro di precedenti indagini in edifici analoghi dell'area ambrosiana (Quinto e Airolo). Anche se la ricerca archeologica non ha potuto estendersi all'intera navata, come è avvenuto in altre chiese con risultati a volte sorprendenti, tale rinuncia appare ampiamente controbilanciata dalla possibilità, per molti versi inaspettata, di recuperare un manufatto degno della massima considerazione. Per la prima volta nel nostro Cantone si è infatti potuto portare alla luce un pavimento in lastre di granito risalente all'età romanica, mantenuto e integrato con successivi interventi sino al 1910. Il programma iniziale di scavo, di fronte a questo pavimento utilizzato per circa settecento anni, ha subito una sostanziale modifica: per decisione della Commissione cantonale dei monumenti storici e con la piena approvazione del Consiglio parrocchiale e del progettista si è deciso di limitare gli scavi al settore orientale della navata, salvaguardando quello che, a detta degli specialisti, potrebbe rivelarsi un unicum a livello svizzero. Ricordiamo infine che l'impianto della chiesa romanica ricalca, per certi aspetti, quello della chiesa sul passo del San Gottardo e di quella di San Siro di Mairengo: con quest'ultima, la chiesa di Chiggiogna presenta sorprendenti analogie anche nel percorso evolutivo.

Responsabile del cantiere: D. Calderara con la collaborazione di F. Ambrosini e N. Quadri. La supervisione è stata affidata al professor H. R. Sennhauser.

Datazione: storica; archeologica; pittorica. Analisi dendrocronologiche sono ancora in corso presso il laboratorio di Moudon.