CN 1353, 713 040/97 725. Altitudine 675 m.
Tempi di ricerca: 13.2.-27.3.2001.
Riferimenti bibliografici: P. Norsa, L'antico comune di Cademario. Lugano 1945; P. Salati, Relazione sul restauro pittorico all'interno di Sant'Ambrogio di Cademario. Dattiloscritto conservato presso l'Ufficio Beni Culturali di Bellinzona, 1957; V. Gilardoni, Il Romanico. Bellinzona 1967.
Scavo programmato (restauro dell'edificio). Superficie dell'area visionata ca. 100 m².
Edificio di culto.
Fase 1 (fig. 37): la ricerca archeologica ha confermato l'unitarietà della chiesa romanica, già descritta da Virgilio Gilardoni ne Il Romanico, mentre non ha permesso di accertare le preesistenze ipotizzate da più autori.
Il primo edificio di culto era dunque costituito da una navata unica - misurante m 8 x 5 - conclusa da un'abside semicircolare. I muri perimetrali poggiavano su una fondazione, il cui asse aveva un'angolazione leggermente diversa rispetto alla parte emergente. Il pavimento - posto ad un livello inferiore rispetto a quello del terreno esterno - sembra presentare un unico livello fra navata e coro, con una pendenza minima di cm 10. La chiesa all'esterno - sui lati settentrionale e meridionale - aveva un'area cimiteriale, rimasta in uso fino all'intervento del Quattrocento, come attesta il ritrovamento di un Denaro di Milano del 1329-1339. Si può supporre che il primo edificio di culto per un certo periodo fosse privo di dipinti murali, in quanto gli affreschi romanici del coro hanno un intonaco di base finito e lisciato (comunicazione verbale del restauratore Jacopo Gilardi). Una collocazione cronologica per la torre campanaria - che nella parte bassa doveva essere intonacata (comunicazione verbale di Jacopo Gilardi) - al momento attuale risulta difficile, non avendo potuto effettuare né osservazioni specifiche sulla muratura né analisi dendrocronologiche. Il Gilardoni la considerava successiva alla chiesa romanica e la riferiva al XII secolo inoltrato, ipotesi di datazione che manteniamo per ora aperta alla discussione.
Fase 2: entro la metà del Quattrocento la superficie interna utile della chiesa viene praticamente raddoppiata con l'aggiunta a meridione di una seconda aula rettangolare, priva di coro, le cui dimensioni sono di m 8 x 5, e alla quale si accedeva attraverso una porta laterale. Il raccordo interno fra le due navate viene attuato eliminando la parete meridionale della chiesa romanica, che viene sostituita da un pilastro centrale e da due semipilastri terminali, sui quali poggiava un doppio arco reggente le travi del soffitto ligneo. L'esterno, nell'ambito di questa seconda fase, viene modificato almeno due volte per quanto riguarda la pendenza del tetto, fino al momento in cui viene armonizzato con l'inserimento di una nuova copertura a doppio spiovente, che ingloba quella della fase romanica.
La quota del pavimento sembra restare la stessa della fase romanica, con il medesimo dislivello rispetto all'esterno, come attesterebbero i 10 gradini discendenti posti all'entrata, descritti nella visita pastorale dell'Archinti (1599). Entro la fine del Quattrocento il settore aggiunto viene interamente affrescato da più di un artista. L'ampliamento elimina l'area cimiteriale esterna, e crea un'area di sepolture privilegiate all'interno della navata settentrionale, come attestano le tre sepolture riportate alla luce una delle quali completa di una perlina e di un Denaro di Milano del 1466-1468. L'altare ipotizzabile al Quattrocento viene mantenuto all'interno del primitivo coro, probabilmente nella medesima posizione di quello romanico di cui tuttavia si sono trovate solo labili tracce in frammenti di una malta rosata.
La chiesa del Quattrocento sembra restare invariata fino al 1670, anno in cui viene visitata dal vescovo Torriani, che la descrive a due navate e - visto lo stato deplorevole di conservazione - ne prevede l'interdizione se non dovesse venire restaurata.
Fase 3: in base alle visite pastorali la terza fase costruttiva è da collocare fra il 1680 (il Ciceri parla di chiesa sospesa) e il 1702 (il Bonesana descrive una chiesa restaurata). Al terzo intervento è da riferire il riassetto generale della chiesa, con la modifica dell'orientamento di 90 gradi. Viene eliminato il pilastro centrale e viene inserita una doppia volta a crociera, poggiante su lesene angolari. In questa fase la porta a sud-ovest viene ampliata, diventando così la principale, mentre viene chiusa quella romanica della facciata ovest. Il pavimento viene rialzato di cm 75 rispetto al livello precedente.
Alla fase del Settecento è pure da riferire l'ultima sopraelevazione e il rifacimento del tetto, la chiusura interna del coro, che diviene così un locale annesso, al quale si accede da un'apertura appositamente creata ad est in distruzione di una parte dell'abside romanica.
Restauri: prima di quelli ancora in corso, che hanno permesso l'indagine archeologica, l'edificio ha subito il rifacimento del tetto all'inizio del Novecento. Nel 1956 si è ritornati alla situazione planimetrica precedente il Settecento, con la demolizione della parete di chiusura dell'abside, il ripristino esterno del muro absidale, la demolizione delle lesene angolari e della doppia volta a crociera, la ricostruzione del pilastro centrale e il restauro degli affreschi. La quota del pavimento viene abbassata, riportandola a quella del Quattrocento.
Responsabile del cantiere: D. Calderara in collaborazione con F. Ambrosini.
Datazione: archeologica; pittorica; storica.
Cademario TI, Chiesa di Sant'Ambrogio
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Détail de la chronique
Commune
Cademario
Canton
TI
Lieu-dit
Chiesa di Sant'Ambrogio
Coordonnées
E 2713040, N 1097725
Altitude
675 m
Numéro de site cantonal
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Numéro d'intervention cantonal
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Nouveau site
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Prélèvements
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Analyses
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Institution
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Date de la découverte
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Surface (m2)
100 m2
Date de début
13 février 2001
Date de fin
27 mars 2001
Méthode de datation
archéologique
Auteur.e
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Année de publication
2002
Époques
Moyen Âge
Type de site
cultuel/religieux (édifice réligieux)
Type d'intervention
fouille
Mobilier archéologique
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Os
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Matériel botanique
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